Ecco perché a vent’anni non puoi sapere cosa farai da grande

Lo so, lo so. A vent’anni, o qualche mese in meno, sei già adulto, in un certo senso, e dovresti già avere le idee chiare su cosa ne sarà di te.
Insomma, diciamocelo, passi tutta la vita a chiederti “cosa farò da grande?”, e quando arriva il momento di dare una risposta seria, proprio non ci riesci. Vorresti fare tutto ma anche l’idea di non fare niente ti attira molto e vorresti solo avere ancora qualche mese per poter rispondere che vuoi diventare una principessa, un’astronauta oppure una cantante famosa.
Appena inizia l’ultimo anno di liceo ti senti travolto da una placida sicurezza che ti ha accompagnato anche durante gli anni precedenti, ma appena si avvicina gennaio i dubbi iniziano a bussare prepotentemente.
“Ma sarà la scelta giusta? Ma sono sicura di voler studiare ancora così tanti anni? E se volessi andare a vivere da sola in tempi brevi, che si fa?”
Ed ecco che, mentre ti spacchi la testa con tutte queste domande, ti guardi allo specchio e vedi solo una bambina che fino a quel momento ha finto di essere adulta, con il trucco, la parlantina, le idee rivoluzionarie e tutto il resto. Vedi il riflesso di una piccola donna che si credeva arrivata e che non prendeva nemmeno in considerazione l’idea di dover ancora partire. Non puoi fare a meno di chiederti se quella bambina che adesso ti guarda sperduta dallo specchio, sia la stessa che qualche mese fa dichiarava con sicurezza che da grande avrebbe fatto il medico. Adesso però ha uno sguardo di supplica e di imbarazzo perché non le sembra più la strada giusta, non sa più se vuole passare la vita a lavorare (ammesso che questo accada) in un ospedale, non crede proprio di volersi prendere tutte quelle responsabilità da sola.
Insomma, anche se perfino a lei stessa sembra strano, ha un po’ paura.
Come tutti del resto, perché la fine di un percorso importante come il liceo ti fa sentire sull’orlo di una scogliera. O ti butti, o resti indietro.
Che si fa? Hai diciannove anni, un mare di possibilità e la voglia di fare qualcosa di nuovo. Se scegli di continuare a studiare devi mettere in conto che non sarai indipendente ancora per un bel po’ di anni, ma se scegli di cominciare a lavorare subito non puoi zittire le voci che, malignamente, ti ricordano che, dopo cinque anni di liceo e di notti in bianco passate a studiare, sarebbe proprio un peccato rinunciare ad una preziosissima laurea e accontentarsi di un posto da commessa in qualche supermercato. Insomma -ti incalzano tutti- le possibilità le hai, le capacità pure.
E forse, ti dici tu, non hanno proprio tutti i torti. Al giorno d’oggi, soprattutto in un paese come l’Italia in cui le possibilità lavorative sono ridotte all’osso, un semplice pezzo di carta come una laurea può fare la differenza. Senza contare che con una laurea ed un titolo, se ti va, puoi anche pensare di andare all’estero e trovare un lavoro lì, fra i fantomatici “cervelli in fuga”. Perché diciamocelo, questo mito dell’estero come terra promessa è, per l’appunto, un mito. Se parti senza titoli e senza appoggi non puoi aspettarti di trovare il lavoro del secolo, salvo eccezioni che hanno fortuna o abilità particolari. Chi parte allo sbaraglio spesso finisce a lavorare in qualche posto che non ha nulla a che vedere con l’idillio che si aspetta quando decide di lasciare tutto e fare la valigia. E diciamocelo, non sempre gli stranieri sono i benvenuti quando planano in un altro stato e, di conseguenza, non sempre vengono trattati con rispetto. D’altra parte mica possiamo essere gli unici razzisti e finti patriottici, vero? Puoi sempre prendere il coraggio a due mani e decidere di partire come ragazza o ragazzo alla pari per un paio di mesi e andare a vivere in un’altra famiglia, fornendo loro in cambio il tuo aiuto con le faccende domestiche ed i loro pargoli ma… siamo sicuri che sia una scelta saggia? Non è un po’ pericoloso?
“E se finisci in una famiglia di maniaci sessuali che ti squartano?”
ti domandano i tuoi parenti con gli occhi sbarrati, sicuri che finirai nella casa di qualche parente neanche troppo alla lontana di Jack lo squartatore.
C’è poi chi ti fa presente che la scelta che stai per prendere non deve necessariamente essere quella definitiva perché, se non ti andasse di continuare su quella strada, nessuno ti vieta di compiere una bella inversione ad U e tornare al punto di partenza. Certo, come se stessimo giocando una partita al gioco dell’oca e ci ritrovassimo per puro caso sulla maledettissima casella che ti rimanda all’inizio del percorso.
L’unica piccola, inutile ed insignificante differenza è che in gioco ci sono soldi, tempo ed energie perse e cumuli di frustrazione guadagnati.
Ricapitolando hai principalmente due scelte: o ti affidi al caso e provi a condurre un percorso di studi che potrebbe essere quello giusto, ma anche quello sbagliato, oppure ti “accontenti” di un lavoro che potrebbe soddisfarti o renderti per sempre infelice. Insomma, non è facile, è forse la prima vera difficoltà della vita e tu che ti sentivi con la testa troppo vicina all’acqua quando dovevi scegliere che liceo frequentare, adesso ti sembra che ti stiano tenendo la testa un po’ troppo in profondità e l’ossigeno è poco.
Potranno sembrare stupidaggini, scommetto che chiunque attualmente abbia una vita per così dire “sistemata”, nemmeno si ricorda più quella brutale sensazione di smarrimento che si prova nell’estate che segue l’esame di maturità. Scommetto che chi ha accettato di essere diventato adulto si è sentito fortunato nel leggere questo articolo perché lui, questi dubbi da adolescente in crisi esistenziali, li ha saltati a piè pari. C’è addirittura chi giura di aver trovato la propria strada da bambino e di non averla più mollata ed io voglio credergli, perché sono casi rari e forse non sanno neppure di esserlo.
Ma al di là di tutto forse ci si può perdonare un po’ di sana indecisione, forse non tutti sono fatti per rimanere sulla strada principale e non è detto che ciò sia negativo.
Certo, a tutti farebbe comodo un prontuario per affrontare le crisi ma c’è anche chi, candidamente e non senza paura di un giudizio scomodo, afferma di non averne uno e soprattutto di non sentirsi ancora pronto per decidere come scendere dalla scogliera. E poi io da grande volevo fare la cantante, mica la dottoressa.
Deborah

La redazione