Edifici autosostenibili sogno o realtà?

E’ possibile vivere in edifici autosostenibili, senza più “bollette” per luce e riscaldamento?
Per rispondere a queste domande, un paio di anni fa, un gruppo di giovani, appartenenti all’associazione culturale Manifattura Urbana hanno realizzato a Parma, in Piazzale della Pace, un padiglione di circa 60 metri quadrati, costruito con criteri ecosostenibili : il Modulo Eco.
L’ idea è quella di creare uno strumento di sensibilizzazione e didattica sui temi della sostenibilità nell’ambito dell’ edilizia; di studiare, testare e sviluppare le tecnologie high science-low cost, in un’ottica di progettazione partecipata.
Il modulo è quindi pensato per essere autocostruito ed esposto in luoghi pubblici e per essere utilizzato più stabilmente in contesti prettamente didattici.
Uno degli aspetti sperimentali più importante di questo progetto, è che la temperatura interna dell’edificio è sempre ottimale, in inverno si rilevano 16/17 °C contro gli 0° C esterni.
Questo è possibile per l’ottimo livello di isolamento e per la presenza di una serra sul lato sud che accumula calore e che grazie all’intercapedine d’aria predisposta nella struttura, lo convoglia nell’edificio, riscaldandolo a costo zero. In fine, sono state predisposte grate per la ventilazione meccanica controllata, fondamentali per il ricambio d’aria e per evitare il ristagno di umidità e la formazione di macchie e muffa.
Vediamo quale stratigrafia è stata usata in questo edificio che non necessita di riscaldamento:
- la finitura esterna dell’edificio è in sughero Corkpan, tostato, pressato e poi fissato con viti, un materiale altamente resistente a fuoco, acqua e umidità;
- spostandosi verso l’interno si trova uno strato traspirante, ma impermeabile, che principalmente blocca aria e vento e protegge gli strati interni da eventuali infiltrazioni;
- segue il primo elemento strutturale, un pannello di OSB (Oriented Strand Board), costituiti da diversi strati, a loro volta composti da trucioli di legno e fissati da montanti lamellari, con funzione strutturale;
- poi si ha un secondo pannello di OSB e tra loro si frappone della fibra di canapa come isolante;
- oltre il secondo strato di OSB è posto un pannello di fibra di legno e poi un altro “foglio” che blocca l’aria e rende il Modulo completamente isolato dall’esterno schermando eventuali spifferi;
- infine un’intercapedine d’aria precede la chiusura del muro, ottenuta con un mattone in terra cruda, essiccata al sole, un intonaco e una finitura sempre in terra cruda.
Il tetto, ha una prima falda a copertura della serra, una seconda falda a tetto verde (finito con terra e seminato per far crescere il “sedum”, una miscela di piante grasse) e una terza falda destinata a ospitare i pannelli fotovoltaici.
Gli infissi, in legno all’interno e alluminio all’esterno, hanno vetri doppi con interposto gas argon. Non ci sono fondamenta in cemento armato.
Il Modulo Eco è, quindi, un edificio autosostenibile: costruito con materiali naturali, biodegradabili e/o facilmente smaltibili.
I pannelli fotovoltaici, presenti su parte del tetto, garantiscono l’energia elettrica per l’illuminazione interna dell’edificio. La temperatura e la qualità dell’aria (VOC) dell’edificio sono costantemente monitorati. Un impianto domotico permette di controllare l’illuminazione, la movimentazione delle tapparelle, l’impianto di riscaldamento e di sorveglianza.
Gli ottimi risultati ottenuti dovrebbero incentivare sperimentazioni simili, iniziative volte a “ripensare” soluzioni alternative all’abitare standard.
Con queste modalità costruttive ecocompatibili, adatte ai nuovi edifici, ma anche al recupero del patrimonio immobiliare esistente, si potrebbe dare un impulso positivo al settore immobiliare in crisi, creare posti di lavoro e far risparmiare soldi e risorse.
Ma bisogna crederci.
Arch.Valeria Masera

La redazione