Maturità

Siamo in pieno periodo di “maturità”.
I maturandi hanno già affrontato le prove scritte.
Prima prova, il tema di italiano.
Seconda prova, a seconda dei Licei d’appartenenza.
La Terza prova, la più difficile e temuta, che riguarda tutte le materie del quinto anno.
Libri, quaderni, dispense, tesine, pc sempre accesi che soffrono surriscaldandosi insieme ai già surriscaldati animi in preda allo studio compulsivo.
Ho una maturanda in casa.
Potete ben immaginare cosa voglia dire, pare di stare negli uffici della Apple nella Silicon Valley.
A parte il fatto che ora è tutto cambiato, che interrogano fino all’ultimo nanosecondo, fanno corsi di recupero prima, durante e dopo, li fanno andare a scuola anche durante gli esami per interrogarli senza voto, per farli parlare, per sostenerli.
Ai miei tempi (non avrei mai pensato di scrivere un giorno “ai miei tempi”) sapevi solo se eri stata ammessa e poi erano fattacci tuoi.
Non avevamo un pc, non dovevamo portare una tesina, la terza prova non esisteva, e all’orale si portavano due materie (anche se ovviamente dovevi essere preparata anche in altro).
Posso dire dunque, con la certezza di chi lo sta vivendo, che sto notando come la maturità che affrontano oggi i nostri ragazzi sia parecchio più ostica.
Ed è una cosa che mi stupisce perché in tutti questi anni scolastici vissuti insieme a lei, ho spesso visto una scuola più superficiale, più raffazzonata, meno attenta, con delle lacune grosse, che delegava le spiegazioni che avrebbe dovuto fare in classe a dispense da studiare in casa. Il tutto magari dopo 8 ore di scuola. Come se un operaio, dopo il suo turno, si portasse il suo lavoro a casa.
Ho odiato gli anni delle elementari di mia figlia.
La sotterravano di compiti, mai un fine settimana di riposo.
Dovunque andassimo avevamo con noi un libro da studiare, una poesia da imparare a memoria, qualche esercizio da completare.
Sembrava che dovessero formare i futuri Primo Levi o che dovessero tutti diventare degli scienziati nucleari, invece, secondo il mio modesto parere, sapevano meno di noi alla loro età.
Qualcosa dunque non mi tornava mai, come quando fai i conti senza calcolatrice e hai 2 in matematica da tempi immemori.
Ad ogni modo quest’atmosfera mi piace.
Mi piace avere la casa con il vociare delle compagne di scuole che studiano insieme a lei, mi piace preparargli la pizza, averle radunate intorno al tavolo raccontando loro di un’altra epoca in cui succedevano altre cose.
Mi piace vedere questi volti freschi, queste teste giovani e attente.
Ascoltare i loro pensieri, arrendermi di fronte al loro futuro, emozionarmi quando parlano, quando si confidano mentre la timidezza lascia il posto alla fiducia.
E’ come rifare la maturità con “maturità”.
Rivivendo tensioni, speranze, dubbi, stanchezze, sollievo, preoccupazione.
Guardare negli occhi questa freschezza che sta per essere sparata fuori nel mondo con un calcio.
Ognuno di loro poi si dividerà, prenderà la sua strada.
Chi continuerà gli studi, chi cercherà di trovarsi un lavoro, chi si specializzerà in qualcosa di completamente diverso dalla radice da cui proviene.
Il bello della vita è che non puoi sapere nulla di lei.
Nulla di ciò che farai.
Nulla di ciò che diverrai.
Ma una cosa è certa, l’esame di maturità non te lo scorderai mai.
Sarà uno dei momenti rievocativi più belli.
Uno dei momenti più importanti della tua vita.
Poi nulla sarà come prima. Nulla.
In bocca al lupo per la vostra nuova vita, ragazzi.
E ricordatevi che la risposta che dovete dare quando vi dicono in bocca al lupo, è sempre e solo grazie.

La redazione