Fiabe per bambini | AlFIABEto e la lettera Y | Yuri e lo Yeti che fa yoga

Oggi l’’AlFIABEto racconta la sua storia soprattutto ai bimbi e alle bimbe il cui nome inizia con la lettera Y. Se poi c’è qualcuno con la passione per mostri e mostriciattoli del mondo, sappia che questa storia parla dello Yeti!
Yuri e lo Yeti che fa yoga
La baita in montagna, che ospita Yuri e la sua famiglia durante le vacanze estive, si affaccia sulla Valle dello Yeti.
Lo Yeti che dà il nome alla valle fa meno paura del mostruoso e gigantesco Abominevole Uomo delle Nevi (è questo un altro nome dello Yeti!) di cui parlano le leggende tibetane. Infatti è più basso del suo parente himalayano, ha un muso buffo, perlopiù poco aggressivo, e soprattutto una pelliccia morbida e camaleontica. Proprio così: la pelliccia dello Yeti “nostrano” cambia colore a seconda della stagione, tant’è che durante l’estate diventa di un bel verde cangiante, che vira dal verde muschio al verde felce.
Yuri, ovviamente, non vede l’ora di imbattersi nello Yeti, come è successo al suo papà da bambino e, prima di lui, al nonno, al bisnonno, al papà del bisnonno.
«Quand’è che potrò vederlo anch’io, lo Yeti?» chiede spesso al papà.
«Quando meno te lo aspetti!» è l’immancabile risposta. «E poi non credere che lo Yeti sia sempre così pacifico come te lo descrive il nonno. Se lo disturbi oppure non è di luna buona, lo Yeti è capace di farti solletico senza smettere più, di tirarti i capelli o, addirittura, di mordicchiarti le dita dei piedi».
«Pur di vederlo, sono pronto a correre il rischio» insiste Yuri.
Finché un giorno o, per meglio dire una notte, Yuri è svegliato da una voce potente, che proviene dal boschetto di betulle cresciuto proprio dietro la baita.
La voce se ne esce con un urlo, che è poi lo stesso di un personaggio dei cartoni animati:
«Yabadabadoo!»
«Possibile che abbia sentito gridare yabadabadoo?» si domanda Yuri, rizzandosi a sedere nel letto. «Eppure…».
Senza perdere altro tempo, Yuri si infila una felpa sopra il pigiama e afferra la torcia che tiene sempre a portata di mano. Quindi esce dalla portafinestra rivolta proprio al boschetto e si dirige verso gli alberi, nel punto da cui proviene la voce. Qui, in uno spiazzo d’erba inondato di luce lunare, si imbatte finalmente nello Yeti, impegnato in una giravolta continua al grido ripetuto di yabadabadoo.
Non appena si accorge dell’intruso in pantofole e pigiama, il mostro si blocca su due zampe e rimane per qualche secondo in silenzio. Dopodiché saltella verso Yuri, un po’ minaccioso e un po’ no, e, senza smettere di saltare, gli pone una domanda con l’unica parola che conosce:
«Yabadabadoo?»
Yuri non si scompone e, incurante dell’avvertimento del papà, affronta lo Yeti, rispondendogli:
«Quello che mi chiedi, non lo capisco. E poi, se continui a saltellare, come faccio a guardarti bene in faccia? »
Poiché lo Yeti insiste, Yuri si fa coraggio e grida:
«Ehi, mostro, dico a te! Fai un bel respiro e smettila di agitarti!»
Poco abituato com’è a sentirsi dare degli ordini, lo Yeti arriccia il muso e mostra i denti, sennonché Yuri gli appoggia la mano su una delle sue zampe verdi e pelose e gli dice:
«Capisco bene che oggi è uno di quei giorni in cui non sei di luna buona… Però, prima di farmi il solletico, tirarmi i capelli o mordermi le dita dei piedi, perché non ti calmi con un po’ di yoga, come faccio io quando sono agitato? Guarda me: siediti a gambe incrociate, chiudi gli occhi, respira…»
Lo Yeti, incuriosito, imita i movimenti suggeriti da Yuri e, via via che assume le diverse posizioni – non solo quella del fiore di loto, ma anche la posizione dell’albero, del gatto, del cane, del triangolo – appare sempre più tranquillo e rilassato.
Yuri è molto orgoglioso del suo ruolo di maestro yoga e, se non fosse che il papà e la mamma si sono accorti della sua scappatella notturna, continuerebbe ad insegnare allo Yeti per il resto della notte.
«Mi sa che ora devo proprio andare!» spiega perciò al nuovo amico, quando sente il papà che lo chiama. «Che ne dici di vederci di nuovo qui domani?»
Lo Yeti annuisce, facendo mostra di un sorriso per la verità un po’ inquietante. Quindi si volta e se ne va dentro il fitto degli alberi, dopo aver pronunciato il solito yabadabadoo.
«Che cosa avrà voluto dirmi?» si domanda Yuri. «Va be’, le vacanze sono solo all’inizio…» aggiunge, parlando a se stesso. «Prima della fine, riuscirò a scoprirlo!»

La redazione