Greenpeace: i Monti Sibillini i più contaminati dalle aziende di abbigliamento outdoor

Sono i capi di Outdoor che contengono i Pfc, composti polifluorati e perflorurati che possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale ad essere sotto accusa.
Quando pensiamo alle cime montagnose, bianche, con distese immacolate, il primo aggettivo che ci viene in mente è “immacolato”. Invece non sempre è così, purtroppo. Oltre alle conseguenze del buco dell’ozono, molti altri fattori di inquinamento stanno influendo sulla distruzione dell’eco sistema. Tra questi, incredibile ma vero, sono i capi di abbigliamento Outdoor.
L’indagine di Greenpeace, “Impronte nella neve” è stata svolta su 8 cime i 3 continenti e ciò che emerge è allarmante: i Monti Sibillini risultano essere i più contaminati.
“Abbiamo trovato tracce di PFC nei campioni di neve raccolti in tutte le località oggetto d’indagine. Preoccupa che questi inquinanti pericolosi e persistenti si trovino persino nei luoghi più remoti del pianeta. Dei diciassette composti riscontrati in tutti i campioni di neve analizzati, ben quattro hanno mostrato le concentrazioni maggiori nei campioni di neve raccolti presso il lago di Pilato, tra cui il PFOS (Perfluorottano sulfonato) già soggetto a restrizioni nell’ambito della Convenzione di Stoccolma”.
I PFC sono impiegati in molti processi industriali per la produzione di beni di consumo: il settore dell’abbigliamento outdoor li usa nelle finiture impermeabilizzanti e antimacchia. Una volta rilasciati nell’ambiente si degradano molto lentamente, restando nella forma originaria per diversi anni e disperdendosi così su tutto il globo. Alcuni PFC possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale, favorire la crescita di cellule tumorali e sono sospetti agenti mutageni.
Commenta Ungherese:
“È paradossale pensare che aziende che dipendono dalla natura per il loro business rilascino volontariamente nell’ambiente sostanze chimiche pericolose. Le aziende outdoor devono dare l’esempio e impegnarsi per un ambiente più pulito assumendo un impegno credibile e a breve termine per eliminare completamente i PFC dai processi produttivi”.
Marchi che producono anche abbigliamento outdoor, come Puma e Adidas, hanno già adottato obiettivi ambiziosi per l’eliminazione dei PFC. Alcune aziende più piccole ma specializzate nella produzione per l’outdoor, come Fjällräven, Paramo, Pyua, Rotauf e R’ADYS, producono già intere collezioni di abbigliamento idrorepellente PFC-free. Ma sono proprio i marchi leader del settore, come The North Face, Columbia, Patagonia, Salewa e Mammut, a mostrare scarso senso di responsabilità quando si tratta di eliminare i PFC.
Chiunque abbia a cuore la salute e l’ambiente può unirsi al movimento su detox-outdoor.org per chiedere al settore dell’outdoor di eliminare subito le sostanze chimiche pericolose.
GreenPeace documento di sintesi rapporto “Impronte nella neve”
Guarda il video “Contaminazione ad alta quota” sulle otto spedizioni in giro per il mondo alla ricerca dei PFC

La Chizzo
Sono io, Barbara: una vita a colori e un mix and match di contrasti ai quali non saprei rinunciare!
Un lavoro nel mondo frenetico del digital, fatto di strette di mano e vita mondana, e una casa immersa nella natura e nella pace da condividere con le persone che amo, la mia famiglia. Qui troverai maggiori informazioni su di me