Vestiti di Natale e tradizioni: la regalità di quand’ero bambina

Io me li ricordo i Natale di quando eravamo bambini. Me li ricordo, e sono i ricordi che più di tutti mi regalano un miscuglio di malinconia e nostalgia.
Mamma e zia che si organizzavano in modo da essere dalla nonna nella stessa festa, perché se Natale lo facevamo con nonna Anna, Capodanno era da nonna Tanina. Poi le donne di casa stabilivano il menu, che si preparava tutte insieme. Eravamo sempre tantissimi, zii che scendevano dal nord per passare le feste con noi, cugini, amici e parenti di parenti, e benedetti i magazzini che venivano per l’occasione allestiti come grandi sale da pranzo e da gioco.
L’atmosfera era gioiosa, allegra, dinamica, serena, e soprattutto giocosa, perché dopo la cena della vigilia si giocava tutti a carte e alla tombola, tra risate, tra “ma non vedi che la briscola è a coppe? Che cavolo metti il carico?“, tra “Dai, facciamo un giro a sette e mezzo, che poi giochiamo a 31“, tra “Amunì, smettete un attimo di giocare che adesso arriva babbo Natale!“, tra “Caspita, sono le 5 del mattino e noi stiamo ancora giocando! Domani di questo passo arriveremo per il pranzo alle 3 del pomeriggio…” e mia madre che ci ammoniva ogni tanto con “Loredana e Niky, non buttatevi per terra, che avete messi i vestiti nuovi e ve li devo rimettere anche domani!”
Loredana Amodeo

La redazione