25 Novembre | Giornata nazionale contro la violenza sulle donne. Il cambiamento passa attraverso l’educazione di genere

Ogni anno più di cento donne muoiono per mano di fidanzati, mariti e conoscenti.
Quasi 7 milioni di donne hanno vissuto una qualche forma di violenza, dallo stalking all’insulto verbale, dal mobbing fino alla violenza sessuale vera e propria subita, secondo l’Istat, da un milione e 157mila donne che hanno denunciato.
Tuttavia il tema della violenza sulle donne non deve essere ridotta a una questione di numeri. Si fa sempre più insistente ormai l’esigenza di una maggior sensibilizzazione che conduca ad una vera educazione di genere per arrivare al tanto auspicato cambiamento.
Come mai non si pensa al binomio che lotta alla violenza vada di pari passo alla educazione di genere?
Senza avere la presunzione di imbarcarmi in un proclama femminista, doveroso è ricordare che le principali battaglie sulla conquista di diritti sacrosanti e costituzionalmente garantiti, prima ancora che espressione diretta di parità e democrazia, sono state condotte da donne.
Le donne, proprio loro! Che ogni giorno vengono violate, stuprate, uccise o assoggettate alle più bieche ed indicibili violenze, sevizie, mutilazioni e soprusi vari.
Le donne, sì..ancora loro..a riempire le nostre pagine più dure di cronaca nera!
Perchè?
Un solo grido dovrebbe salire unanime da tutte le componenti della società: BASTA!
Si pensi alla violenza domestica, a sentire le statistiche, uccide di più degli incidenti stradali e più sovente delle malattie. Il primo importantissimo passo verso un cambiamento in tal senso è l’educazione di genere.
Il rispetto delle differenze, delle diversità deve ancor oggi trovare una leva nell’educazione di scuola, famiglia e Chiesa che concordi devono muoversi in un’unica direzione.
Il diritto di voto, il diritto allo studio e il diritto alla parità del salario, la legge sul divorzio e la contraccezione sono conquiste che muovono da menti e braccia femminili. Ci combattiamo da sole battaglie che altrimenti nessuno ingaggerebbe e questo non è più accettabile, in un Paese e in un mondo che grida a gran voce Welfare e Pari Opportunità.
Ora, è evidente che non sarà un appello, un convegno, una nuova Carta dei diritti, non un documentario, un’inchiesta o un libro a fermare la strage delle donne, ma parlarne, scrivere, raccontare le storie, protestare numerosi e muoversi insieme, donne e uomini, andare nei teatri o nelle strade con un pensiero comune anti-violenza, serve a capire e cambiare.
Come? Scuotendo le vittime per salvarsi in tempo oppure a non scrollare le spalle quando sentiamo quei fatti di cronaca.
Femminicidio è un neologismo coniato per la prima volta nel 2009 e serve ad indicare l’omicidio di una donna ma soprattutto a dare un nome all’uccisione delle donne in quanto donne!
Mi si passi un’ultima riflessione sulle Quote di genere, sulla legge che impone un equilibrio nella rappresentanza di uomini e donne ai vertici delle aziende, tuttavia la parità di genere non passa attraverso i numeri, ma ciò che ci dobbiamo augurare è che la parità femminile passi attraverso fatti che promuovano l’occupazione femminile e in generale la presenza delle donne nelle posizioni di comando, quali possono essere quelle misure volte a conciliare i tempi di lavoro e gestione della famiglia e della casa e, a far sì che le donne, se mamme, non debbano fare le acrobate, in continuo equilibrio (instabile) tra oneri familiari e domestici!
Avv. Alessandra Inchingolo

La redazione