Educazione al digitale: né demonizzazione né esaltare la tecnologia

Finalmente se ne sta parlando in questi ultimi anni. Ci sono voluti diversi episodi di cronaca non certo lusinghieri per cominciare a parlare di educazione al digitale. Con questo termine si intende un uso corretto della tecnologia.
Porsi, in altre parole, al centro tra chi vieta categoricamente l’uso degli smartphone e chi, invece, ne fa un vero e proprio abuso. Ecco, però, alcuni aspetti che possono essere molto interessanti.
La tecnologia può essere utile in tanti aspetti
Prima di tutto, bisogna partire dall’assunto che la tecnologia è molto utile in diversi aspetti. Si pensi, ad esempio, per chi vuole essere informato sui concorsi pubblici o sullo scambio interculturale che può esserci.
Può avere, inoltre, anche un aspetto ludico: acquistare il proprio gioco preferito, imparare divertendosi o anche trovare delle cose molto specifiche, ad esempio quali sono i casino online con bonifico bancario.
È fondamentale, quindi, capire l’importanza della tecnologia. Che piaccia o no, fa parte ormai della nostra vita e demonizzarla non serve praticamente a niente. Quindi, partendo proprio da qui che si possono fare delle valutazioni più ‘serene’ da un certo punto di vista.
Dipendenza no, ma nemmeno oscurantismo tecnologico
Tra chi propina che senza la tecnologia non si possa vivere e chi crede che PC/smartphone/tablet debbano andare al rogo, c’è una via di mezzo che va fortemente presa in considerazione. Diciamocelo con estrema franchezza: anche in questo caso, come dicevano i latini, in medio stat virtus, cioè che la virtù nel mezzo.
Parafrasando, si tratta di capire che da un lato non è opportuno accanirsi contro la tecnologia e dall’altro non bisogna nemmeno fare oscurantismo tecnologico. Adulti, bambini, anziani: se usata con un certo criterio, la tecnologia risulta essere davvero molto utile.
Qualche esempio? Si pensi all’ampia possibilità di socializzazione che si può avere o, comunque, riuscire a trovare qualcuno che abbia la stessa passione. Soprattutto se stiamo parlando di una passione di nicchia. Sentirsi parte di una comunità in cui darsi una mano quando le cose non vanno bene. Per non parlare, poi, di persone o oggetti che sono stati persi.
Sono miriadi i casi di cronaca in cui, grazie alle condivisioni sui social, sono stati ritrovati bambini o qualcosa di raro. Ma proprio con i social chiudiamo questo approfondimento.
Capire quando si è in grado di poter essere presenti sui social
TikTok, Facebook e Instagram pongono dei limiti di età per potersi iscrivere. Un limite che può essere facilmente aggirato – basta semplicemente dichiarare di essere più grande – e il gioco è fatto. Non vogliamo entrare nella tematica relativa alla privacy, ma vogliamo porre l’accento su un altro punto.
I giovanissimi che si iscrivono sui social non hanno più l’opportunità di sbagliare e/o cambiare idea. Questo è un aspetto molto interessante perché non di rado, giusto per dirne una, si vanno a recuperare post di calciatori quando erano adolescenti in cui, si sa, spesso si dicono e si scrivono cose troppo estreme.
Ma se per i calciatori si tratta di un qualcosa che non pregiudica quasi niente, si pensi alle persone comuni, in cui magari hanno fatto cose che, dopo qualche anno, vorrebbero rinnegare. E una persona che non ha l’opportunità di sbagliare è una persona che non oserà mai. Anzi, rischierà, nel peggiore dei casi, di avere dei problemi psicologici.
La Redazione

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