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Mazzaruò | Il folletto delle Dolomiti

Ed ecco una fiaba sul MAZZARUÒ, il folletto che una fata ha imprigionato per sempre sulla sporgenza delle Dolomiti chiamata Cengia del Banco.

Quando frequentava ancora le case degli uomini, il Mazzaruò poteva comportarsi come un folletto servizievole, aiutando gli uomini nelle stalle. Libero sui sentieri e nei boschi, si divertiva invece a far perdere la strada (e la memoria!) ai viandanti. Guai a calpestare le sue impronte invisibili: era questo il modo più sicuro per ritrovarsi, senza volerlo, sul ciglio di un burrone o nel bel mezzo di una fitta boscaglia!

Finché la fata della fiaba…

Il giovane Bernardo viveva insieme alla famiglia in un villaggio ai piedi delle Dolomiti. Bernardo amava stare all’aria aperta, a correre e giocare chiassoso per i prati con gli altri ragazzi, tant’è che la mamma usciva spesso di casa a rimproverarlo:

«Se non la smetti di fare baccano, finirai per svegliare qualche folletto, addormentato nei paraggi!»

In effetti un bel giorno d’estate, le urla e gli schiamazzi di Bernardo e dei bambini del villaggio disturbarono un folletto, che cercava di prendere sonno rannicchiato dietro una balla di fieno.

Infastidito da tutto quel rumore, il Mazzaruò – era questo il nome del folletto – si rizzò sulle gambe storte, si grattò l’orecchio destro e borbottò minaccioso:

«Non vogliono lasciarmi riposare, neppure dopo che ho lavorato nelle stalle dei loro padri come uno schiavo! Ah, birbe che non sono altro! Adesso ci penso io a sistemarli per le feste!»

Fu sufficiente che si grattasse anche l’orecchio sinistro e il folletto si era già trasformato: era diventato  una farfalla gialla e blu – come non se ne trovavano molte da quelle parti – che raggiunse il gruppo dei ragazzi e prese a svolazzare insistente proprio attorno al naso di Bernardo.

«Ehi, da dove arriva questa farfalla? Una così bella non l’ho mai vista davvero!» esclamò il ragazzino, allungando una mano per acchiapparla. «Se avessi un retino…»

«Che te ne importa delle farfalle, Bernardo? Piuttosto va’ a prendere una corda, che giochiamo al tiro della fune!» gli rispose il cugino.

Macchè! Incantato dalla magia del folletto, Bernardo non aveva occhi che per la farfalla e non smise di seguirla, neppure quando quella lo allontanò dal gruppo degli amici e lo attirò su un viottolo, dove il Mazzaruò aveva lasciato le sue impronte.

Non appena calpestò le impronte invisibili del folletto, per Bernardo non ci fu più scampo: passo dopo passo, come se fosse attratto da una forza  invincibile, superò la vallata del fiume Ansiei e si ritrovò a scalare le balze scoscese che conducevano ad un pianoro, presso il quale, tra rocce irte di pinnacoli e guglie, si innalzava un monte detto Torre dei Sabbioni. 

Sentendosi esausto, il ragazzo si appoggiò a una roccia sporgente e perse conoscenza. La roccia però si aprì all’improvviso, inghiottendolo in una grotta, che si estendeva per molte miglia all’interno del monte.

Quando Bernardo si risvegliò, in una stanza illuminata a giorno da centinaia di fiaccole, non credette ai propri occhi.

«Dove sono?» bisbigliò in un soffio. «Ho seguito una farfalla gialla, poi ad un tratto le mie gambe si sono mosse contro la mia volontà e mi hanno condotto ad una roccia che…»

«Sei ancora debole, per parlare!» lo interruppe una voce dolce e rassicurante. «E comunque qui,  dentro il cuore della montagna, sei al sicuro. Io sono Malcuora, la Signora delle vette, e questa grotta è la mia casa. Ti ha guidato fino a me il folletto Mazzaruò».

Bernardo provò ad alzarsi dal letto di seta, ma un capogiro lo costrinse a sdraiarsi di nuovo.

«Ora dormi!» continuò a dire la voce misteriosa. «Tra non molto starai meglio e le fate al mio servizio prepareranno apposta per te dei cibi deliziosi. Tu mangerai e per il resto del tempo potrai giocare col tesoro dei folletti, ammassato nei corridoi della grotta».

Il ragazzo chiuse gli occhi e quando li riaprì – erano passati molti giorni – avvenne tutto ciò che aveva udito: tre giovani fate si presero cura di lui e la stessa Malcuora gli si presentò, splendente in un abito fatto di veli iridescenti.

Trascorse un lungo periodo di tempo durante il quale, sempre chiuso all’interno della grotta, Bernardo dimenticò la mamma che lo aspettava nella baita di legno, e i compagni di gioco. D’altronde la grotta illuminata era ricca di attrattive e le fatine di Malcuora facevano di tutto per distrarlo.

Una sera, però, Bernardo provò una fitta al cuore e il dolore improvviso riaccese in lui la malinconia per il mondo degli uomini. Così, quando la Signora delle vette gli chiese perché avesse gli occhi gonfi di lacrime, Bernardo rispose:

«Piango perché vorrei rivedere la mia mamma».

Malcuora lo fissò stupita.

«Ma se io ti lasciassi andare…» disse con un’espressione offesa stampata sul viso, «perderesti tutto quello che hai qui. Il tesoro dei folletti, per esempio».

«Non importa! Anche se con te sono stato bene, ora mi piacerebbe tornare a casa».

«Se è questo ciò che tu desideri veramente, ti accontenterò» rifletté Malcuora ad alta voce. «E dal momento che sono una fata…»

La Signora delle vette fissò Bernardo con uno sguardo intenso e gli rivelò che, prima di riportarlo a casa,  era pronta ad esaudire comunque un suo desiderio.

Bernardo non ci pensò due volte.

«Poiché tu hai potere su tutte le creature della montagna, vorrei che ordinassi al Mazzaruò di non far perdere mai più la strada ai viandanti e soprattutto ai bambini!» esclamò tutto d’un fiato.

La fata scoppiò in una risata.

«Avresti potuto chiedermi una bella casa per la tua mamma o un forziere di monete d’oro e di pietre preziose» sussurrò divertita. «E invece…».

Prese quindi Bernardo per una mano e lo condusse fuori della grotta, su una vetta altissima.

«Ora guarda laggiù, sulla Cengia del Banco!» ordinò al ragazzo.

Volgendo gli occhi verso il punto indicato dalla fata, Bernardo scorse un omino vestito di rosso, che percorreva stizzito la terrazza rocciosa e di quando in quando alzava il pugno al cielo.

«Rimarrà sulla cengia per il resto del tempo, senza mai trovare una via d’uscita!» annunciò la fata. «Quanto a te, va’! Torna dalla tua mamma!»

Bastò che Malcuora pronunciasse queste parole, perché Bernardo si ritrovasse a pochi passi da casa. Allora, senza chiedersi come potesse essere accaduto un simile prodigio, corse veloce a riabbracciare la mamma.

E il folletto Mazzaruò? Dal giorno il cui Signora delle vette lo relegò sulla Cengia del Banco, il Mazzaruò non ha più fatto perdere la strada a nessuno.

Rosalia Mariani

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